Bia de’ Medici

“... ne’ primi anni del suo ducato, ebbe da una gentildonna di Fiorenza una puttina, che fu battezzata in nome di Sua Eccellenza Illustrissima, et si chiamò Bia. Et la Signora duchessa Leonora, trovatala in casa, l’allevava amorevolmente come nata che era dal marito prima che lei fusse sua sposa”.
Queste le parole di Simone Fortuna, ambasciatore di Francesco Maria II della Rovere in Toscana, che in una lettera scrisse che il duca Cosimo, ebbe una bimba della quale non si conosce, ancora oggi, il nome della madre.
Anche Giorgio Vasari nelle sue “Vite” parla del pittore che “...ritrasse anche la Bia fanciulletta, e figliuola naturale del duca.”
Le notizie che si hanno di questa fanciulletta sono veramente poche, si sa che era figlia naturale di Cosimo I de' Medici, che nacque prima del matrimonio del granduca con Eleonora di Toledo e che fu amata teneramente dal padre, dalla mamma adottiva e dalla nonna, Maria Salviati moglie di Giovanni dalle Bande Nere e nipote di Lorenzo il Magnifico.
Il pittore che la ritrasse era Agnolo di Cosimo detto il Bronzino, affermato pittore  diventato il ritrattista ufficiale di Cosimo I che gli commissionò i ritratti,  suo, della moglie Eleonora, dei figli e della madre, che il granduca teneva nel suo guardaroba.
Attualmente questi ritratti sono esposti alla Galleria degli Uffizi nella sala del Bronzino ma, quando si arriva nella sala, lo sguardo è attratto irresistibilmente dal quadro che raffigura Bianca, familiarmente chiamata Bia.

Sicuramente il dipinto è meraviglioso, sembra quasi una fotografia che coglie l'attimo in cui la bimba, dal viso dolcissimo, serena ed obbediente ai voleri del pittore è quasi sul punto di alzarsi forse perché stanca di posare o forse perché è finita la seduta, con una mano appoggiata al bracciolo della sedia, con l'altra che giocherella con un portaprofumo.

 

Al collo la bambina indossa una catena d’oro cui è appeso un medaglione col profilo del padre Cosimo, come appare in un ritratto del Pontormo, maestro del Bronzino, conservato alla Galleria Palatina in Palazzo Pitti.

 

Il ricco vestito di colore chiaro, che allude al nome della bambina e alla purezza della sua tenera età, si staglia nettamente sullo sfondo in lapislazzuli che accentua la bellezza del viso incorniciato dai capelli tagliati diritti, appena sotto le orecchie.

Il granduca adorava la figlia al punto da volerla con sé ovunque andasse, quando dovette recarsi ad Arezzo portò anche Bia ma, durante il viaggio di ritorno, la bambina si ammalò e morì nel giro di poche settimane, alla fine del gennaio 1542, quando aveva solo cinque o sei anni.

Si dice che il padre le facesse fare la maschera mortuaria in gesso, inventariata tra gli arredi del suo guardaroba nel 1553 insieme al ritratto che Bronzino realizzò, forse, utilizzando proprio la maschera mortuaria e regalando a questa meravigliosa bambina quell'immortalità ammantata d'amore che, giustamente, merita.

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