Ogni città ha un suo gioiello riconosciuto come il suo emblema, la caratteristica che la fa identificare in mezzo a tutte le altre, alcuni di questi gioielli sono così preziosi da non avere prezzo, altri sono unici e inimitabili.

Santa Maria delle Grazie - La cupola vista dal chiostro
Milano vanta uno di questi incredibili e straordinari capolavori pensato, immaginato, realizzato e reso immortale dal genio italiano per eccellenza: Leonardo da Vinci.
Leonardo si era trasferito a Milano da Firenze nel 1482 come ambasciatore di Lorenzo de' Medici, nel 1494 ricevette la commissione di affrescare la parete nord del refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie.

Santa Maria delle Grazie - Navata centrale
La chiesa di Santa Maria delle Grazie, fondata dai frati domenicani alla fine del Quattrocento, si era sviluppata dalle murature di una cappella dedicata a un'immagine miracolosa della Madonna.
Santa Maria delle Grazie - Altare Maggiore
Quella che ammiriamo noi oggi è la sintesi tra due diversi interventi architettonici: la chiesa di Guiniforte Solare in stile romanico-gotico e la costruzione della tribuna e della cupola del Bramante che porta a Milano lo stile rinascimentale, del Bramante è anche la progettazione del chiostro piccolo e della sacrestia vecchia.
A volere la tribuna fu il duca di Milano Ludovico il Moro che ne voleva fare un mausoleo per la propria famiglia.
Al momento di decorare il refettorio del convento i frati domenicani richiesero espressamente una Crocifissione affidata a Donato Montorfano e un'Ultima Cena affidata a Leonardo.
Donato Montorfano era un pittore lombardo del quale si hanno notizie dal 1473 al 1502-1503 date presunte della sua morte. La crocifissione affrescata sull'intera parete sud del refettorio rappresenta il Calvario con le tre croci che scandiscono lo spazio in tre parti. Nella composizione si muovono numerose persone mentre una città sullo sfondo allude a Gerusalemme.
Secondo il Vasari, che ne parla nel suo libro "Le Vite", mentre Leonardo lavorava al Cenacolo nell'affresco della "Passione alla vecchia maniera" nell'angolo in basso a sinistra ritrasse Ludovico, la duchessa Beatrice, il suo primogenito Massimiliano e Francesco, l'altro suo figlio, entrambi futuri duchi di Milano e che Leonardo dipinse "divinamente". Purtroppo per noi, dato che i dipinti furono eseguiti a secco sulla parete ormai asciutta, ne è rimasta solo un'ombra. Un'idea di come dovevano essere ci viene data dalla Pala Sforzesca conservata alla Pinacoteca di Brera: la famiglia del duca, abbigliata con abiti ricchissimi, è inginocchiata a mani giunte nella stessa posizione scelta da Leonardo.
Santa Maria delle Grazie - L'Incoronazione della Vergine, lunetta della navata centrale corrispondente alla Cappella delle Grazie.
A Leonardo i frati affidarono L'ultima Cena e Leonardo, da subito, fece diventare il soggetto interamente suo. Intanto pose il tavolo del dipinto sullo stesso livello del tavolo del refettorio in un'ideale continuazione tra i deschi dove mangiavano i frati e il tavolo dove viene istituito il più straordinario dei sacramenti, l'Eucarestia cioè l'incarnazione del corpo e del sangue di Cristo nel pane e nel vino. Ora non ci accorgiamo di questo stratagemma di Leonardo perché l'altezza del pavimento del refettorio è stata modificata ma all'epoca era come se frati e Apostoli fossero seduti alla stessa tavolata.
Il tema del Cenacolo era già stato utilizzato ampiamente da diversi altri pittori ma Leonardo, in qualche modo, riesce a rendere unico e originale il soggetto.
Per prima cosa scelse di non lavorare sull'intonaco fresco, i tempi di asciugatura erano troppo rapidi per il suo modo di lavorare, lui preferiva lunghi studi e velature sovrapposte così inventò una nuova tecnica mista di tempera e olio su due strati di intonaco che gli permetteva di lavorare con i tempi da lui preferiti. Questa scelta che, nell'immediato, premiò ampiamenti gli sforzi di Leonardo quasi subito, però, iniziò a danneggiare il dipinto data anche l'esposizione a nord, l'umidità del locale e i vapori che giungevano dalla cucina retrostante. Appena 50 anni dopo la realizzazione dell'opera, del capolavoro di Leonardo restavano solo macchie di colore.
L'altro particolare che lo fa discostare dagli artisti precedenti è la posizione di Giuda, non seduto dall'altro lato del tavolo, lontano dagli Apostoli, contrapposto a loro, ma accanto a Giovanni, il discepolo prediletto di Gesù; anche il momento è diverso, non l'istituzione dell'Eucarestia ma l'annuncio del tradimento.
L'artista sceglie un passo del Vangelo di Giovanni (13,21) quando Gesù dice ai discepoli :”...uno di voi mi tradirà...”, i discepoli sono raggruppati per tre e al centro, punto focale delle linee prospettiche è la figura del Cristo, isolata dagli altri e inquadrata da una delle tre finestre che si aprono su un paesaggio che illumina la scena.

Ultima Cena - Leonardo da Vinci
L'impressione che se ne ricava è di assistere ad un fermo immagine, come in un film gli attori sono colti in un momento preciso, ognuno di loro ha una reazione spontanea che è evidenziata dall'espressione facciale, dai movimenti delle mani e dei piedi e dalla torsione del busto, ogni apostolo parla, chiede, ascolta, si informa incredulo, nessuno di loro può tradire il loro Maestro, ci deve essere un errore, forse non hanno capito bene o, forse, (può essere?) il Maestro si sbaglia.

Ultima Cena - Leonardo da Vinci
Partendo dalla sinistra dello spettatore troviamo Bartolomeo, quasi in piedi, le mani appoggiate sul tavolo, guarda verso Gesù mentre ascolta i suoi vicini.
Giacomo, girato, si accosta ad Andrea, lo tocca con la mano e sembra chiedere: “Cosa ha detto, hai sentito anche tu? Davvero c'è un traditore tra noi? Chi può essere?”
Andrea, le mani alzate con i palmi in avanti risponde “Non lo so, non sono sicuro di aver capito bene.”

Ultima Cena - Leonardo da Vinci
Nel gruppo a destra di Gesù troviamo Giuda, girato di spalle, il viso in ombra, in una mano stringe il sacchetto con i 30 denari pagatigli per il tradimento che avverrà all'alba, con l'altra urta un'ampolla contenente sale che si rovescia ad indicare che il suo destino è già segnato, il busto è proteso all'indietro quasi a prendere le distanze dagli altri due apostoli. I maligni raccontano che per indispettire l'abate del convento che continuava ad assillare l'artista perché finisse l'opera, Leonardo utilizzò le fattezze del religioso per il volto di Giuda.
Pietro è in piedi, si insinua tra Giuda e Giovanni e richiama l'attenzione di quest'ultimo, nella mano destra impugna un coltello: “Tu che sei il discepolo più caro, cosa sai di questa faccenda? Ti ha confidato qualcosa in più? Parla, io sono pronto a qualsiasi cosa per difendere il Maestro.” Sappiamo bene che non fu così, Pietro che avrà il compito di fondare la Chiesa, sarà pronto a rinnegare Gesù per ben tre volte.
Giovanni, il discepolo prediletto, colui al quale Gesù morente affiderà la propria madre alla quale affida l'intera umanità, piega il capo a sinistra, le mani intrecciate posate sul tavolo, il volto triste, non ha dubbi, il traditore c'è, non sa chi sia ma sa che il maestro ha detto il vero perché Lui non mente mai.

Ultima Cena - Leonardo da Vinci
Dall'altro lato del Cristo Tommaso sbuca da dietro la testa di Giacomo Maggiore, il dito alzato, lo stesso che utilizzerà per constatare se la ferita sul costato del Cristo risorto sia la stessa del Cristo crocifisso: “Io non ci crederò fino a quando non lo vedrò con i miei occhi”
Giacomo Maggiore, le braccia aperte, il busto tirato indietro, sgomento, chiede direttamente a Gesù: “Ma cosa dici? Non è possibile!”
Filippo, in piedi, il viso rivolto al Cristo, le mani rivolte a se stesso: “Dimmi Signore, pensi che sia io il traditore? Non lo farei mai”

Ultima Cena - Leonardo da Vinci -
Nell'ultimo gruppo a destra troviamo Matteo, sta parlando con i suoi vicini, la testa completamente girata verso di loro con le braccia indica il Cristo: “Ma avete sentito cosa dice il Maestro?”
Giuda Taddeo, rivolto a Simone: “Non ci credo, non può essere vero!”
Simone, perplesso quanto gli altri, indica Gesù: “Ma ha detto così, l'ha detto lui, se lo dice lui sarà vero.”

Ultima Cena - Leonardo da Vinci -
Al centro il Cristo, ha appena finito di parlare, una mano vicina al pane l'altra al vino, non guarda in faccia i suoi Apostoli, sa già chi è il traditore, sa già cosa accadrà, sa già che non potrà ribellarsi al suo destino accettato per amore verso il genere umano che solo lui può salvare con il suo sacrificio.

Ultima Cena - Leonardo da Vinci - particolare: il pane e il vino
Le vesti sono macchie vivide di colore, si rincorrono gli azzurri, i rosa, il verde delle bordure, le pieghe dei mantelli, anche i piedi si muovono, si agitano sotto il tavolo, mancano i piedi del Cristo, sono andati persi quando i monaci decisero di ritagliare una porta proprio sotto la figura di Gesù per accedere più facilmente dalla cucina in modo che il cibo non si raffreddasse .

Ultima Cena - Leonardo da Vinci - particolare: le mani di Gesù e di Giuda

Ultima Cena - Leonardo da Vinci - particolare: i piedi degli Apostoli
Il tavolo è apparecchiato, ci sono i piatti, i bicchieri, il pane, del pesce, frutta, un piattino con delle fette di limone, la tovaglia con un ricamo azzurro ai due lati e le pieghe, in un angolo un nodo per far cadere meglio la stoffa nello spigolo.
Per illuminare la scena Leonardo utilizza le finestre sullo sfondo ma gioca anche con la luce diretta che entrava dalle finestre che si trovano realmente nel refettorio a sinistra illuminando gli arazzi sulla parete destra del dipinto.
Il soffitto è a cassettoni, in alto, fuori dalla scena, i simboli della casata degli Sforza.
Le vicissitudini del Cenacolo Vinciano sono state innumerevoli a cominciare dai danni subiti a causa dei vapori e dell'umidità provenienti dalla cucina adiacente, per avere un'idea della bellezza straordinaria del dipinto ci si può affidare solo alle innumerevoli copie che, da subito, tanti pittori famosi cominciarono a realizzare.
I soldati francesi, giunti a Milano al seguito di Napoleone Bonaparte, usarono il refettorio come stalla. Durante la seconda guerra mondiale per proteggere i due capolavori presenti nel salone fu approntata una gabbia in cemento che venne riempita con sacchi di sabbia, il refettorio e la chiesa vennero bombardati e pesantemente danneggiati ma le pareti con i due capolavori rimasero incredibilmente in piedi.
Dal settembre 1980 la Chiesa, il Convento domenicano di Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo furono il secondo sito italiano, il primo sono le incisioni rupestri in Val Camonica, ad essere dichiarati Patrimonio dell'Umanità UNESCO perché il dipinto è un capolavoro a livello mondiale che ha segnato una svolta nelle arti pittoriche sia per l'innovazione dell'iconografia tradizionale con un'attenzione alla rappresentazione delle emozioni umane sia per l'uso della luce e della prospettiva.
Per godere appieno dell'impatto emotivo che genera nei visitatori il Cenacolo la cosa migliore è entrare nel refettorio guardando in avanti, girare a sinistra fino a raggiungere il centro della sala ammirando la Crocifissione di Montorfano

Crocifissione - Donato Montorfano
e, quando si è al centro, chiudere gli occhi, ruotare di 90 gradi, aprire gli occhi...

Ultima Cena - Leonardo da Vinci -
... e lasciarsi ammaliare.