Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche agli ordini del maresciallo Ivan Konev entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia, e trovarono le prove del genocidio perpetrato ai danni di ebrei, room, gay, dissidenti e chiunque altro non rientrasse nei canoni ideali del Fuhrer.

Questa data emblematica è stata scelta dall'ONU come giorno della memoria per ricordare i milioni di morti dell'Olocausto e per far sì che il loro ricordo servisse ad evitare altre guerre e altri massacri indiscriminati di bambini, donne, uomini.

A distanza di 78 anni da quel giorno sappiamo bene che il secondo obiettivo è andato disatteso ed anche i decenni di pace di cui ha goduto l'Europa sono finiti da tempo, ci sono state e ci sono tuttora guerre, bombardamenti, massacri, violazioni dei diritti umani, disprezzo per la vita.

Ma, caparbiamente, ogni anno, nel giorno della memoria, si continua a ricordare, si continuano ad organizzare manifestazioni, incontri, dibattiti, lezioni nelle scuole, lavori teatrali, documentari, film e concerti per non condannare le vittime di ogni guerra ad un altro Olocausto perché non esiste più memoria di loro.

Anche a Varese, ogni anno, vengono promosse una serie di iniziative perché si ricordi ed una di queste è la rappresentazione del musical Brundibar, scritto dal compositore ceco ebreo Hans Krasa prima dello scoppio della seconda guerra mondiale e poi ripreso nel campo di concentramento di Theresienstadt nella Cecoslovacchia occupata e messo in scena dagli stessi prigionieri del campo, la maggior parte dei quali bambini o adolescenti.

Krasa e Hoffmeister, il librettista, scrissero l'opera nel 1938, le prove iniziarono nel 1941 nell'orfanotrofio ebraico di Praga e qui si tenne, clandestinamente, la prima, il compositore e lo scenografo Zelenka erano già stati deportati a Theresienstadt, entro luglio del 43 quasi tutti i membri del coro originale e il personale dell'orfanotrofio vennero deportati nello stesso campo. Solo il librettista riuscì a scappare da Praga.

La voce narrante

Il compositore Krasa, basandosi sui suoi ricordi e su una parte dello spartito per pianoforte che aveva con s, ricostruì l'intera opera adattandola agli strumenti disponibili al campo. Le prove si tenevano di nascosto, spesso di notte, ma, inevitabilmente, vennero scoperti dalle autorità naziste che decisero, però, che l'iniziativa poteva essere sfruttata a fini propagandistici al punto che fu organizzata una rappresentazione dell'opera a favore della Croce Rossa per dimostrare gli elevati standard di vita del campo, ovviamente ai delegati della Croce Rossa non fu comunicato che, in vista della loro visita, molti dei prigionieri erano stati trasferiti ad Auschwitz. La rappresentazione di settembre fu l'ultima tenuta a Terezin, il nome della cittadina ceca che i tedeschi chiamavano Theresienstadt, la maggior parte degli interpreti e lo stesso compositore furono deportati ad Auschwitz da dove solo in pochi uscirono vivi.

Coro di voci bianche

La trama dell'opera è semplice: due bambini, fratello e sorella, orfani del padre, morto in guerra, vivono con la madre che è malata, il dottore dice ai due bambini che, per guarire, la madre ha bisogno di latte. I due fratellini si recano nella piazza del villaggio per cantare sperando, così, di racimolare qualche soldo, il suonatore di organetto Brundibar, con l'aiuto del gelataio, del lattaio, del panettiere e di un poliziotto li caccia via.

In aiuto di Aninka e Pepicek giungono, però, un coraggioso passero, un furbo gatto e un saggio cane che, con i bambini del paese, cacciano Brundibar, i due fratellini riescono a cantare nella piazza del mercato e a guadagnare i soldi necessari per comprare il latte per la mamma.

Sabato 28 gennaio 2023 è stata questa storia a richiamare il folto pubblico al Salone Estense di Varese, i protagonisti della rappresentazione sono stati il Coro di Voci Bianche diretto da Elena Altemani ed Angela Bellerio e i docenti e gli alunni del Liceo Musicale “Malipiero” di Varese diretti dal Maestro Giuseppina Levato.

Coro di voci bianche

La preparazione, l'impegno ed il lavoro che sono stati necessari per mettere in scena l'opera sono stati notevoli come notevole è stato il risultato ottenuto. I docenti hanno dato prova dell'altissima professionalità che da anni contraddistingue il Liceo varesino, gli alunni e i coristi non sono stati da meno. A aggiungere quel tocco di commozione in più è bastato vedere i bambini del coro, emozionati, a tratti agitati ma attenti e partecipi dall'inizio alla fine consapevoli del grande valore della loro performance: dare voce a chi la voce non ce l'ha più.

Lo spettacolo, dopo i saluti del Direttore Aceti e dell'Assessore Roberto Molinari in rappresentanza del Comune di Varese, patrocinatore dell'evento, ha preso il via con la base orchestrale del tema di Schindler's list mentre Andrea Chiodi, affermato regista, con la sua voce potente ed espressiva ha dato vita alla testimonianza di Paul Aron Sandfort, unico sopravvissuto del campo di Terezin che prese parte alla messa in scena dell'operina. La capacità evocativa della testimonianza sorretta dalle capacità drammatiche del regista sono stati il primo assaggio di quello che sarebbe stato il seguito della serata.

Piedini impazienti

Il piccolo coro di voci bianche intanto fremeva per dare inizio alla rappresentazione, deliziosi i costumi dei bambini, fatti in casa da amorevoli genitori, nonni, parenti, il trucco evocativo, la mancanza delle scarpette tutti indicatori di quanto sia stata accurata la messa in scena di Brundibar, già dalla prima aria si intuiva la preparazione seria di un gruppo eterogeneo di bimbi e ragazzi che cantavano con un'unica voce.

Incredibilmente straordinari i piccoli solisti, voci cristalline e limpide che si innalzavano verso la volta affrescata del meraviglioso salone Estense. Non si può indicare chi sia stato più bravo, tutti sono stati fantastici e hanno dato il massimo con la voce ma anche con l'espressività del corpo, la concentrazione assoluta ai gesti dello straordinario direttore Giuseppina Levato, la fatica di rimanere seri mentre negli occhi brillava l'allegria. Guardando loro è stato facile accettare l'affermazione del direttore Aceti quando alla fine ha detto che questa opera ha reso felici i bambini di Terezin perché cantando riuscivano a sentire il sapore di pane, latte, burro, zucchero, gelato, biscotti, bretzel, i nomi dei cibi che il piccolo trombettista di 13 anni Sandfort, danese, aveva imparato in ceco.

Un coraggioso passero, un furbo gatto e un saggio cane

È difficile spiegare ai nostri bambini perché nel mondo avvengono queste atrocità, alla fine non c'è una motivazione valida perché qualcuno possa pensare, ordinare o uccidere uomini, donne e bambini, specialmente bambini con l'unica colpa di essere nati in quel luogo, in quel momento, in quella situazione.

Non c'è motivazione perché si possa desiderare di spegnere il sorriso di un bambino, non esiste.

Brundibar

Eppure si continua a farlo e non ci rendiamo conto che spegnere il sorriso di un bambino è spegnere la speranza per noi stessi, la speranza di un futuro migliore.

La fine dello spettacolo ha visto un altro momento lirico quando i coristi e l'orchestra hanno intonato “l'Inno alla vita” composto da Madre Teresa di Calcutta e musicato da Alessandro Kirschner, con immensa bontà il coro e l'orchestra ha regalato al pubblico il bis di questa straordinaria composizione che ha riportato il sorriso sul volto di tutti i presenti e sulle labbra dei piccoli coristi e sono stati i loro sorrisi che hanno acceso di luce la platea incantata, hanno riportato in vita migliaia di sorrisi, hanno fatto sì che tutte le vittime dell'Olocausto fossero invitate ad una festa in loro onore ed ogni spettatore presente, ogni corista, ogni musicista l'hanno promesso a quella platea invisibile: mai più genocidi, mai più vite spezzate, mai più senza speranza.

  Elena Altemani, Angela Bellerio e Giuseppina Levato.

Brundibar – Salone Estense di Varese – 28 gennaio 2023

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