Dal 9 aprile al 31 luglio 2022 Londra ha celebrato il cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio con una sontuosa mostra del divino pittore allestita presso la sede della National Gallery.

Raffaello Sanzio nacque ad Urbino nel 1483 da Giovanni de' Santi, pittore, e da Magia di Battista di Nicola Ciarla, morta quando il pittore aveva otto anni.

Figlio d'arte, trascorse la sua fanciullezza e adolescenza nella bottega del padre, nella loro casa posta a due passi dal palazzo ducale nella colta e ricca città marchigiana. Una delle primissime opere a lui attribuite è la Madonna di Casa Santi, una pittura murale situata nella stanza dove si presume che Raffaello sia nato.

Casa Santi - Urbino

Alla morte del padre, Raffaello aveva solo 11 anni, fu affidato alla custodia di uno zio, rilevò la bottega del padre e continuò a studiare, fu allievo del Perugino, e iniziò a creare quel suo personalissimo stile che avrebbe lasciato un'impronta duratura nella storia dell'arte dei secoli successivi.

La mostra di Londra è una carrellata articolata ed esaustiva del percorso artistico del pittore, vi si trovano più di 90 opere tra quadri, disegni, studi e cartoni di arazzi provenienti dai maggiori musei di tutto il mondo e si articola in sette sale ognuna delle quali dedicata ad un momento particolare della sua ricca produzione.
Si inizia con una carrellata sulla vita dell'artista e sui luoghi dove espresse la sua arte quindi si entra nel suo mondo magico partendo dai suoi primi lavori. Tra le prime opere risalta una “Testa di ragazzo” che potrebbe essere un autoritratto del pittore stesso all'età di 15/16 anni, il ragazzo tratteggiato a gesso nero con un berretto in testa guarda al mondo con ambizione e sicurezza.

Troviamo poi due quadretti provenienti dal Louvre che rappresentano San Giorgio (dimensioni 31 cm X 27 cm) e San Michele (olio su tavola, 30X26 cm), nel primo si celebra il  trionfo del santo sul drago, nel secondo lo sconfitto è Lucifero che assume le sembianze di un mostro, sullo sfondo sono rappresentate cinque scene infernali tratte dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.

   

Nella seconda sezione ampio spazio viene dato al lavoro dell'artista a Firenze e nelle altre città dell'Italia centrale partendo dalla  “Madonna di Terranova”, Maria al centro del tondo sorregge Gesù che si allunga a porgere a San Giovannino un cartiglio, sulla destra un altro bambino forse San Giuda Taddeo, cugino di Gesù, sullo sfondo un paesaggio che richiama fortemente i dipinti di Leonardo.

La “Madonna dei garofani” rappresenta un momento giocoso tra Maria e il Bambino, la Madre ha dei garofani in mano e li offre al Figlio che li osserva con attenzione.

In questa sezione molto interessanti sono due disegni, uno a penna e inchiostro bruno su gesso nero che riprende un disegno di Leonardo, “Leda e il cigno”, appena abbozzati sia il cigno che uno dei quattro figli nati, secondo una delle tante leggende, dall'unione di Leda con Giove nelle sembianze del cigno.

L'altro è una ”Annunciazione”, l'Arcangelo Gabriele sorprende Maria all'interno di una cappella monumentale o in una chiesa, in alto appaiono Dio e la colomba dello Spirito Santo.

       

Nella produzione di Raffaello si contano numerose Madonne, nella “Madonna della Palma” , la Sacra Famiglia sta riposando sul bordo di un pozzo, Maria trattiene dolcemente Gesù che si protende verso Giuseppe colto nell'atto di offrire al Bambino una manciata di viole, mughetti e fragoline.

Nel quadro il pittore illustra uno dei momenti più toccanti della storia di Giuseppe che di solito viene rappresentato solo come custode della sua famiglia, Raffaello lo ritrae nelle vesti di padre affettuoso che si occupa attivamente del fanciullo a lui affidato.

La “Madonna d'Alba” è, per Raffaello, il culmine  dell'esplorazione della forma circolare in un dipinto, Giovanni offre al Bambino una croce e questi la accetta mentre Maria osserva la scena, il gioco di sguardi tra i tre rende la scena intima e personale.

Nella “Madonna Tempi” Madre e Figlio sono stretti in un affettuoso abbraccio, Maria accenna un sorriso mentre si accosta alla gota del Bambino quasi a dargli un bacio.

Come quasi tutti gli artisti del Rinascimento anche il nostro Raffaello era architetto, archeologo, imprenditore, con una visione dell'arte sfaccettata e multiforme.

Ci rimane di lui il progetto della Cappella Chigi realizzata in Santa Maria del Popolo, a Roma.

Nelle sue esplorazioni nel sottosuolo romano ci fu anche quella delle rovine che poi furono identificate come i resti della straordinaria Domus Aurea dell'imperatore Nerone. Dalle esplorazioni effettuate in alcune sale Raffaello e altri pittori ripresero le decorazioni e le utilizzarono a profusione nei loro lavori con il nome di “grottesche”.

Tra le opere presenti alla mostra un posto d'onore spetta alla riproduzione quasi a grandezza naturale e ad altezza d'uomo del magnifico affresco “La scuola di Atene” realizzato dall'artista negli appartamenti privati del Papa Giulio II, in quelle che furono designate da subito come Stanze della Segnatura, nei Palazzi Vaticani.

Scuola di Atene, Musei Vaticani

L'affresco presenta diversi personaggi impegnati in discussioni o attività diverse, al centro troviamo Platone ed Aristotele il primo ad indicare il cielo, il secondo la terra nella contrapposizione del loro pensiero uno ideale ed astratto l'altro basato sullo studio del mondo naturale e del comportamento umano. Tutti gli altri 56 personaggi sposano una delle due tesi e la dibattono, molti di loro sono rappresentanti con le sembianze di artisti contemporanei di Raffaello, troviamo quindi Platone con il volto di Leonardo, Eraclito seduto sui gradini in primo piano con il volto di Michelangelo che in quel periodo stava affrescando la Cappella Sistina, a destra di Aristotele Euclide o forse Archimede con il volo di Bramante, all'estrema destra quasi nascosto dalle altre figure si intravvede Apelle nel quale si riconosce lo stesso Raffaello.

 

 

Presente alla rassegna anche il ritratto del papa Giulio II, nato Giuliano della Rovere, fondatore dei Musei Vaticani, papa guerriero ma anche mecenate e protettore di Bramante, Michelangelo e dello stesso Raffaello.

Il percorso si conclude con una carrellata di ritratti: Lorenzo de' Medici, Giulio Romano, Baldassare Castiglioni, Bindo Altoviti, banchiere fiorentino e grande amico di Raffaello, scelto come manifesto della mostra stessa, e la celeberrima “Fornarina”.

 

Molto si è detto sulla modella di quest'ultimo dipinto, forse uno degli amori del pittore, forse figlia di un fornaio e da questo il nome attribuito alla tela, forse una rappresentazione idealizzata di Venere, fu una delle ultime opere ultimate da Raffaello poco prima della sua morte rimasta nel suo studio fino alla fine; rappresenta una donna discinta con il ventre coperto da un velo sostenuto da una mano e il seno scoperto, le gambe coperte da un drappo rosso, in testa un turbante avvolto intorno ai capelli nerissimi dove spicca una singola perla, sul braccio la firma del pittore che in qualche modo sembra sottolineare un forte legame tra la modella e l'artista.

 

Raffaello Sanzio di Urbino deceduto nel 1520, a solo 37 anni, riposa a Roma all’interno del Pantheon.

Tomba di Raffaello-Pantheon- Roma

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