“E il marmo diventa carne…”

Passeggiando per le strade di Roma, sostando nelle sue piazze, entrando nelle chiese, visitando i musei senti un nome che viene sussurrato ed un'ombra leggera ti accompagna silenziosa in attesa di un'esclamazione di meraviglia, la intravedi all'ombra di un colonnato, ti spia tra gli spruzzi di una fontana, la incontri davanti ad una statua, ti osserva mentre ti inchini davanti ad un altare e il nome risuona come musica lieta: Lorenzo... Gian Lorenzo..., Gian Lorenzo..., Bernini..., Bernini..., Bernini...

La capra Amaltea (Galleria Borghese, Roma)

Sembrava che il Rinascimento avesse raggiunto l'apice della bellezza, le statue di Michelangelo, Donatello, Jacopo della Quercia erano perfezione assoluta poi, il 7 dicembre 1598, nasce a Napoli Gian Lorenzo Bernini, figlio di Piero Bernini, scultore toscano nato a Sesto Fiorentino, e di Angelica Galante, napoletana.

Lorenzo trascorre l'infanzia a Napoli dove il padre era stato chiamato a lavorare alla Certosa di San Martino, nel 1606 la famiglia si trasferisce a Roma ed è lì che inizia la carriera straordinaria di questo grande artista che, ancora bambino, si parla di 10 anni, inizia a collaborare con il padre che gli fa da maestro.

Angelo con il cartiglio e Angelo con la corona di spine scolpiti per ponte Sant'Angelo (Sant'andrea delle Fratte, Roma)

Bernini è scultore, pittore, architetto, scenografo con un gusto cinematografico per gli effetti speciali d'impatto dirompente con tutta l'arte precedente, è il trionfo del barocco romano, è la natura che diventa scultura, le emozioni che vibrano nel marmo, non più perfezione assoluta ma umanità sofferente, trionfante, estatica, racconti scolpiti, abilità che superano il virtuosismo.

Ad oggi le opere di Gian Lorenzo Bernini, oltre che a Roma, si trovano a Firenze, Siena, Bologna, Genova, Venezia, Modena, Rieti, Bracciano, Ariccia, Osimo, oltre che nei grandi musei del resto d'Europa e delle Americhe e questo ci può dare un'idea approssimativa non solo del grande genio dell'artista ma anche della sua prolificità senza considerare i suoi quadri essendo anche un valente pittore, le scenografie teatrali e le opere teatrali che ne fanno un artista a tutto tondo.

Autoritratto giovanile (Galleria Borghese, Roma)

Bernini lavora per tutti i papi che salgono al soglio pontificio durante la sua lunga vita oltre che per innumerevoli cardinali, alti prelati della chiesa vaticana, nobili e regnanti lasciando sempre il segno tangibile del suo genio e regalandoci ritratti marmorei che raccontano la storia di quel secolo che vede all'opera artisti che cambiano il concetto stesso di arte come Bernini stesso, Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Artemisia Gentileschi, Guido Reni.

Autoritratto in età matura (Galleria Borghese, Roma)

Nel 1623 diventa papa il primo mecenate dell'artista, Maffeo Barberini con il nome di Urbano VIII, che assegnerà a Bernini una serie di cariche sempre più importanti fino a nominarlo direttore dei lavori della basilica di San Pietro in Vaticano dove Bernini realizzò grandi opere come la Statua di San Longino e il baldacchino di San Pietro in bronzo, quattro colonne tortili che si innalzano per 11 metri fino ad incontrare la copertura del baldacchino.

Baldacchino dell'altare maggiore, San Pietro - Roma

Uno dei capolavori di Bernini in San Pietro è la cattedra di San Pietro, in una raggiera in bronzo, tra angeli e nuvole, è incastonato il trono, anch'esso in in bronzo dorato, che racchiude la cattedra lignea donata a Papa Giovanni VIII dal re dei Franchi, Carlo I il Calvo, nell'875, quando giunse a Roma per la sua incoronazione. Sorreggono la cattedra quattro statue, sempre in bronzo, che rappresentano Sant'Agostino, Sant'Ambrogio, Sant'Atanasio e San Giovanni Crisostomo.

Cattedra di San Pietro (Basilica di San Pietro, Roma)

Sopra il trono si trova l'unica vetrata colorata della basilica dove è raffigurata la colomba dello Spirito Santo che si libra in aria.

Vetrata con la colomba dello Spirito Santo (Basilica di San Pietro, Roma)

Per decenni collaborò al completamento della Basilica di San Pietro in Vaticano e alla progettazione della piazza antistante pensata come enorme spazio delimitato da un colonnato ellittico che accoglie fedeli e turisti come se fossero le braccia stesse della Chiesa a cingerli in un abbraccio.

Piazza San Pietro, Roma

Le colonne, disposte su quattro file sono 284, ai lati dell'obelisco proveniente dallo stadio di Domiziano, sono poste due piastrelle che indicano i centri della piazza, da quel punto le colonne sembrano perfettamente allineate una dietro l'altra così da poter vedere solo la prima mentre spostandosi lungo l'arco del porticato si ha l'impressione che siano le colonne a muoversi in un gioco di pieni e vuoti.

Obelisco (Piazza San Pietro, Roma)

In alto, sulla grande balaustra che copre il colonnato sono disposte 140 statue di santi, una per ogni colonna della prima fila sottostante, alte esattamente la metà delle statue poste sulla facciata della basilica progettata dal Maderno.

Sotto il pontificato di Innocenzo X Pamphilij la stella di Bernini cominciò ad appannarsi, i campanili che aveva progettato per San Pietro presentavano delle crepe strutturali delle quali fu accusato e costretto a demolirli a sue spese. Amareggiato e deluso scolpì senza committenza la Verità svelata dal Tempo lasciata incompiuta, senza la figura del Tempo.

La Verità svelata dal Tempo (Galleria Borghese, Roma)

Libero dagli impegni papali Lorenzo si dedicò ad altre opere come la cappella Cornaro, nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, dove i ritratti dei membri della famiglia assistono all'Estasi di Santa Teresa d'Avila.

Nel 1651, grazie ad un abile stratagemma rientrò nelle grazie di Innocenzo X che aveva affidato al Borromini la realizzazione della fontana di Piazza Navona, Bernini realizzò un modello in argento del suo progetto per la fontana e la fece recapitare di nascosto nel palazzo pontificio. Innocenzo X ne rimase affascinato al punto da affidare a Lorenzo l'incarico.

La Fontana dei quattro Fiumi, posta in Piazza Navona di fronte alla chiesa di Sant'Agnese in Agone, si presenta come una roccia dalla quale sgorgano i quattro fiumi che all'epoca rappresentavano le terre conosciute: il Gange, il Nilo, il Rio della Plata e il Danubio. Ogni fiume è raffigurato da un colosso in marmo e caratterizzato da una serie di gesti e movimenti: il Nilo con il capo velato a sottolineare che è ancora sconosciuto il luogo dove sgorga la sorgente,

Fontana dei Fiumi: il Nilo (Piazza Navona, Roma)

il Danubio indica uno degli stemmi della famiglia Pamphili per ricordare come l'autorità religiosa del pontefice si estenda su tutto il mondo,

Fontana dei Fiumi: il Danubio (Piazza Navona, Roma)

il Rio della Plata sorregge un un sacco colmo di monete d'argento come richiamo alla limpidezza delle sue acque,

Fontana dei Fiumi: il Rio della Plata (Piazza Navona, Roma)

il Gange impugna un lungo remo a rimarcare la navigabilità del fiume.

Fontana dei Fiumi: il Gange  (Piazza Navona, Roma)

Quattro animali sbucano dalle rocce: un cavallo lanciato al galoppo sulle pianure danubiane coperte di fiori che incoronano i capelli della statua, un coccodrillo o forse un armadillo sbuca vicino al Rio della Plata, un leone in procinto di abbeverarsi ai piedi di una palma ondeggiante e un dragone che si avvolge al remo del Gange.

Fontana dei Fiumi: particolare (Piazza Navona, Roma)

Troviamo poi un serpente di terra attorcigliato alla base dell'obelisco e un serpente di mare e un delfino che nuotano mentre nella bocca aperta defluisce l'acqua della fontana.

Fontana dei Fiumi: particolare (Piazza Navona, Roma)

Al centro del gruppo è posizionato un obelisco recuperato nel circo di Massenzio sormontato da una colomba in bronzo.

La fontana riscosse da subito l'ammirazione di tutti anche se qualche detrattore mise in dubbio la sua stabilità, uno dei tanti aneddoti su Bernini racconta come lo scultore, senza scomporsi, si recasse in Piazza Navona per assicurare l'obelisco con una serie di sottili fili di lana ai palazzi che circondavano la piazza. Un'altra leggenda dice che la mano alzata del Rio della Plata sia un gesto di difesa per il rischio dell'imminente caduta della Chiesa di Sant'Agnese progettata dal Borromini, rivale del Bernini. In realtà la costruzione della chiesa ebbe inizio un anno dopo l'inaugurazione della fontana.

Un'altra celebre fontana è quella del Tritone posta in piazza Barberini sulla quale si affaccia palazzo Barberini progettato sempre da Bernini su mandato del papa Urbano VIII Barberini.

Fontana del Tritone (Piazza Barberini, Roma)

La fontana ha al centro quattro delfini che sorreggono con la coda la conchiglia bivalva sulla quale è inginocchiata la possente figura del tritone intento a soffiare in una conchiglia tortile da dove sgorga l'acqua che ricopre il gruppo e ricade nella fontana, tra le code dei delfini si notano due stemmi con tre api simbolo della potente famiglia del pontefice.

Fontana del Tritone (Piazza Barberini, Roma)

Bernini si dedicò, anche, alla realizzazione di una lunga serie di busti commissionategli dai suoi mecenati che volevano un ritratto in marmo firmato Bernini. Nella Galleria Borghese si trovano i busti di papa Paolo V Borghese e del cardinale Scipione Caffarelli Borghese.

Busto di Paolo V (Galleria Borghese, Roma)

Busto di Scipione Borghese (Galleria Borghese, Roma)

Con l'avvento di Fabio Chigi diventato papa con il nome di Alessandro VII viene affidato a Bernini la riprogettazione di Piazza del Popolo dal monumentale ingresso settentrionale alle due chiese gemelle prospicienti via del Corso: Santa Maria in Montesanto, conosciuta anche con il nome di Chiesa degli Artisti, e Santa Maria dei Miracoli.

Le chiese gemelle in Piazza del Popolo, Roma

Sempre in piazza del Popolo Bernini restaurò la chiesa di Santa Maria del Popolo, nella cappella Chigi, progettata da Raffaello, si trova il gruppo marmoreo di Bernini, Abacuc e l'angelo.

Abacuc e l'Angelo (Santa Maria del Popolo, Roma)

In Piazza della Minerva realizzò l'obelisco della Minerva, un piccolo elefante che sorregge un obelisco ad indicare le virtù di forza e sapienza.

Per capire, però, la straordinaria bravura di Gian Lorenzo Bernini bisogna tornare indietro ai suoi esordi.

Le prime opere che Bernini realizza in modo autonomo sono il San Lorenzo sulla graticola, del 1614, l'artista aveva solo 16 anni, e il San Sebastiano del 1617. Da quel momento in poi la sua carriera divenne sfolgorante, inizia a lavorare per il cardinale Maffeo Barberini e poi per il cardinale Scipione Caffarelli-Borghese che gli commissionò diverse opere. Sono di questo periodo le straordinarie sculture che andarono ad ornare la splendida villa di Scipione Borghese.

Il primo gruppo scultoreo realizzato dal 1618 al 1619 da Bernini per il cardinale Borghese fu Enea, Anchise e Ascanio che fuggono da Troia.

Enea, Anchise e Ascanio (Galleria Borghese, Roma)

La scena ripresa dal secondo libro dell'Eneide di Virgilio rappresenta Enea che sorregge su una spalla il padre Anchise, mentre il figlioletto Ascanio si aggrappa al mantello del padre.

Enea, Anchise e Ascanio (Galleria Borghese, Roma)

Enea, nel pieno della forza fisica, solleva su una spalla il padre che si aggrappa a lui con una mano mentre con l'altra sorregge il vaso con le ceneri degli antenati, gli anni di Anchise sono sottolineati dalla pelle cascante e rugosa, Ascanio con i riccioli arruffati, in mano una lucerna con l'eterno fuoco del tempio di Vesta che li accompagnerà nella nuova vita, si guarda intorno smarrito ma anche curioso.

Enea, Anchise e Ascanio, particolare  (Galleria Borghese, Roma)

Per molti critici ed appassionati il gruppo marmoreo oltre a rappresentare un episodio mitologico è anche un chiaro riferimento alle tre età della vita dell'uomo: infanzia, maturità, vecchiaia.

Enea, Anchise e Ascanio (Galleria Borghese, Roma)

Tra il 1621 e il 1622 Bernini scolpisce il Ratto di Proserpina. Anche qui abbiamo un classico della mitologia romana, Proserpina è la figlia della dea Cerere, nume tutelare della Terra, della fertilità e della nascita. Un giorno Plutone, dio dell'oltretomba vide la fanciulla che raccoglieva fiori e se ne invaghì, sapendo che né Proserpina né Cerere avrebbero acconsentito alle nozze decise di rapirla con il consenso di Giove.

Il ratto di Proserpina (Galleria Borghese, Roma)

Il gruppo marmoreo coglie proprio l'attimo in cui Plutone afferra la giovane per portarla con se nel regno dei morti, Proserpina si divincola

Il ratto di Proserpina, particolare (Galleria Borghese, Roma)

cercando di sfuggire all'aggressore e con una mano riesce quasi a strappargli la corona dal capo

Il ratto di Proserpina, particolare (Galleria Borghese, Roma)

mentre le mani del dio affondano tra le carni della fanciulla,

Il ratto di Proserpina particolare (Galleria Borghese, Roma)

ai piedi della coppia il cane a tre teste, Cerbero, guardiano dell'Ade, controlla con i suoi sei occhi che nessuno disturbi l'azione del padrone.

Il ratto di Proserpina, particolare (Galleria Borghese, Roma)

Altro capolavoro indiscusso è il David, portato a compimento tra il 1623 e il 1624. Il tema era già stato affrontato da artisti rinascimentali quali Michelangelo, Donatello e Verrocchio. Come Michelangelo, Bernini sceglie il momento prima che la pietra sia scagliata,

David (Galleria Borghese, Roma)

David, concentratissimo, si prepara a far roteare la fionda per scagliare il sasso, il torso ruotato a dare potenza al braccio, il viso concentrato su Golia, le labbra serrate, lo sguardo corrucciato.

David (Galleria Borghese, Roma)

Ai piedi, abbandonata, la corazza di re Saul troppo pesante per il giovinetto e la cetra con la testa d'aquila che servirà per festeggiare la vittoria sul gigante. Un altro aneddoto racconta che il volto del David altri non è che l'autoritratto dello scultore realizzato guardandosi nello specchio che gli reggeva Maffeo Barberini.

David (Galleria Borghese, Roma)

Nel 1622 Bernini inizia a lavorare su Apollo e Dafne che terminerà nel 1624. Anche qui abbiamo un mito classico, Apollo, dopo aver ucciso il serpente Pitone, va a vantarsi della sua impresa con Cupido prendendolo in giro perché mai il dio dell'amore aveva compiuto gesta eroiche. Offeso Cupido preparò due frecce, con quella dorata e appuntita colpì Apollo, con l'altra di piombo colpì Dafne, figlia del dio-fiume Peneo. Appena Apollo vide Dafne se ne innamorò perdutamente mentre la fanciulla, a causa della freccia di piombo spuntata di Cupido, fuggì via impaurita. Il dio era, però, più veloce di lei e la raggiunse proprio in prossimità del fiume Peneo, Dafne invocò l'aiuto del padre chiedendo che la trasformasse in un'altra forma per salvarsi dall'aggressore. Peneo accolse la richiesta e trasformò la figlia in un albero di alloro che da quel momento divenne sacro per Apollo.

Apollo e Dafne, particolare (Galleria Borghese, Roma)

Il gruppo marmoreo rappresenta l'inizio della trasformazione di Dafne in pianta, le mani e i capelli diventano rami e foglie, dalle dita dei piedi spuntano radici, la fanciulla urla disperata mentre Apollo cerca ancora di trattenerla afferrandola con una mano,

Apollo e Dafne, particolare (Galleria Borghese, Roma)

straordinaria la leggerezza della statua di Apollo che si allunga ad afferrare la fanciulla, un piede sollevato da terra l'altro appoggiato che sorregge il peso del marmo,

Apollo e Dafne, particolare (Galleria Borghese, Roma)

meravigliosa Dafne che continua il suo slancio per riuscire a sfuggire alle mani predatorie del dio

Apollo e Dafne, particolare (Galleria Borghese, Roma)

mentre le radici che spuntano dalle unghie dei piedi stanno già saldamente sprofondando nel terreno.

Apollo e Dafne, particolare (Galleria Borghese, Roma)

Di Bernini uomo ci parlano diversi personaggi che l'hanno conosciuto, ne emerge il ritratto di un uomo energico, passionale, ossessionato dalla sua arte ma anche cordiale, intelligente e burlone. Di Bernini artista solo le sue numerosissime opere possono raccontarci.

Gian Lorenzo Bernini muore a Roma il 28 novembre 1680 e viene sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a ricordare colui che aveva immaginato le più straordinarie sepolture per i suoi committenti una semplice lapide posta su un gradino a destra dell'altare maggiore.

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