Una cartolina da Paestum

Il tempo spesso avvolge il passato con un manto di silenzio che cancella le tracce di ciò che fu, a volte è possibile sollevare questo manto e allora si rimane abbagliati dalla bellezza e la meraviglia lascia senza parole.


Questo è stato il destino di diversi siti che, cancellati dalla memoria, al momento della riscoperta a volte hanno messo in discussione teorie e conoscenze sulle passate civiltà.


L'Italia vanta la presenza di numerosi gioielli d'arte riportati alla luce in epoca moderna e che sono diventati non solo luoghi di cultura e di turismo ma vere e proprie capsule del tempo dove archeologi, paleontologi, studiosi di ogni parte del mondo si recano per studiare il passato. Basta pensare a Pompei, ad Ercolano, Stabia e a Paestum per capire di cosa parliamo, questi luoghi magici hanno in comune la terra dove sono state fondate, la Campania, le prime tre hanno in comune anche la causa della loro fine, il Vesuvio, l'ultima ha una storia tutta sua.


Paestum venne fondata dai coloni di Sibari a sua volta fondata dai coloni greci che la chiamarono Poseidonia in onore di Poseidon, dopo la conquista da parte dei lucani divenne Paistom per diventare Paestum sotto i romani.


In realtà l'area occupata dalla città era già abitata in età neolitica come testimoniano i reperti archeologici che fanno risalire l'origine sibarita intorno al 625 a.C. La città acquistò via via sempre più importanza grazie dapprima alla diminuzione della presenza etrusca nella zona e poi alla distruzione di Siris, l'attuale Policoro, sulla costa ionica, da parte di Crotone, Sibari e Metaponto e poi alla distruzione della stessa Sibari ad opera di Kroton (Crotone) nel 510 a.C.
A causa della distruzione della colonia madre si sospetta che molti ricchi sibariti trovarono rifugio a Poseidonia che vide un periodo di sviluppo e benessere come attesta il monumentale sacello sotterraneo, probabilmente un cenotafio dedicato ad Is, mitico fondatore di Sibari, e i cosiddetti Templi di Cerere, di Nettuno e la Basilica.

Heroon, monumento celebrativo in onore del fondatore della città

Tra il 420 e il 410 a.C. avvenne la conquista lucana che fu lenta e graduale ed anche con i lucani continuò il periodo di splendore della città come evidenziano i numerosi ritrovamenti archeologici.
Nel 273 a.C. Roma conquistò Paistom che divenne una colonia latina con il nome di Paestum importante alleata di Roma pronta a fornire marinai e navi durante la Prima Guerra Punica e navi piene di grano durante la Seconda Guerra Punica quando Annibale assediò Taranto.


Sotto il dominio romano vennero realizzate diverse opere pubbliche che diedero alla città un'impronta latina. È di questo periodo la costruzione di due importanti arterie che tagliarono la città fuori dalle rotte commerciali, la via Appia che collegava Roma all'Adriatico e quindi all'Oriente e la via Popilia che attraversava la Magna Grecia in un percorso lontano dalla costa.


Intanto, nelle aree intorno alla città, iniziò un fenomeno di impaludamento, causato dall'insabbiamento delle foci dei fiumi che scorrevano nella pianura conseguente al disboscamento delle vicine montagne, che di fatto contribuì alla contrazione progressiva dell'abitato.


Il processo di  cristianizzazione della città portò ad un intreccio tra simboli pagani e simboli cristiani come la melagrana emblema di fertilità e bellezza sacra a Hera che passò alla Madonna che prese il nome di Madonna del Granato tuttora venerata nel santuario della città di Capaccio dove si rifugiarono gli abitanti quando, tra l'VIII e il IX secolo d.C., abbandonarono definitivamente Paestum per rifugiarsi sui monti vicini, il nuovo insediamento prese il nome dalle sorgenti del Salso, Caput Aquae per poi diventare Capaccio.

Nell'XI secolo Ruggero il Normanno iniziò la razzia dei materiali dei templi di Paestum, completò l'opera Roberto il Guiscardo che fece impiegare marmi e statue nella costruzione del Duomo di Salerno dove era stato traslato il corpo dell'apostolo San Matteo portato prima a Paestum dal pestano Gavinio e poi a Capaccio Vecchio.
Dopo l'abbandono, a poco a poco, il ricordo della città svanì, qualche scrittore, in epoca rinascimentale, ne parlava riferendosi a testi di autori latini ma ignorandone la posizione. Le paludi e la boscaglia cresciuta sulle rovine la nascosero agli occhi degli uomini preservandola da distruzione e ulteriori spoliazioni.


Agli inizi del '700 si inizia a parlare di tre teatri siti a poca distanza del fiume Sele ma solo intorno alla metà del XVIII secolo, quando Carlo di Borbone fece costruire l'attuale SS 18 che divise l'anfiteatro in due parti, si riscoprì la città antica.

Anfiteatro romano

Le rovine, a quel punto, divennero divenne tappa obbligata del Gran Tour che i figli della nobiltà europea intraprendevano per dare una patina raffinata alla loro preparazione culturale.


Nonostante ciò non vennero avviate campagne di scavi in quanto, considerando lo strato di calcare, lasciato dal fiume Sele, che ricopriva la città, gli studiosi erano convinti che non fosse rimasto molto dell'antica Poseidonia. Fu solo agli inizi del '900 che si iniziò un'importante operazione di ricerca e scavo che tra la fine del 1900 e i primi anni 2000 ha visto l'attivazione di un piano organico di scavi, restauri e valorizzazione della città antica compreso un sofisticato sistema di monitoraggio sismico in grado di registrare non solo le scosse telluriche ma anche l'impatto del traffico e persino gli effetti del vento sulle strutture del tempio di Nettuno.
A dominare il panorama della città sono i templi, il più maestoso e meglio conservato è proprio il tempio di Nettuno costruito intorno al 460 a.C. su un'opera preesistente. L'attribuzione del nome del tutto arbitraria da parte dei primi studiosi era legata alla supposizione che il tempio più bello e meglio conservato non poteva che essere dedicato al dio protettore della città da cui la stessa prendeva il nome.

Tempio di Nettuno

 

Tempio di Nettuno, particolare

Il più antico dei grandi templi dorici è il tempio di Hera. Per le caratteristiche della pianta e le dimensioni gli studiosi del Settecento la denominarono Basilica nell'eccezione latina del termine ad intendere il luogo dove aveva sede il tribunale e si tenevano le assemblee dei cittadini. In realtà non si sa a quale divinità fosse dedicato, probabilmente ad Hera, sposa di Zeus che garantiva la fecondità femminile, la ricchezza della terra e che guidava e difendeva i coloni

Tempio di Hera

 

Tempio di Hera, particolare

Il terzo importante tempio è quello dedicato a Cerere o Athena, costruito intorno al 500 a.C., presenta alcune soluzioni originali come l'impiego insieme di colonne doriche e ioniche, il lieve rigonfiamento delle colonne e l'architrave decorato con modanature. Sopravvissuto all'epoca romana in età medioevale divenne l'annesso di una masseria nella piana ormai diventata una palude.

Tempio di Athena

Spostandosi nella parte della città romana si trovano i resti di abitazioni che testimoniano la ricchezza della città come la casa con l'impluvium di marmo.


Anche le botteghe sono numerose come la bottega dei profumi della quale resta un pressa realizzata in un blocco di marmo, intorno alla parte centrale è scolpito il canale di scarico che termina con un beccuccio, probabilmente vi venivano schiacciate le olive, l'olio raccolto in bacini metallici veniva cotto con essenze floreali. Paestum era nota per le sue rose che fiorivano due volte all'anno e già questo riempiva di fragranza l'aria. La Damascena bifera era innestata su rovo e per ottenere la seconda fioritura forzata in autunno veniva annaffiata con acqua calda, le rose venivano esportate a Roma e in tutto l'Impero dove i petali venivano usati in cucina, per adornare le domus e per la preparazione di cosmetici in particolare profumi. Le rose più pregiate erano quelle rosse.

Pressa da profumeria

Un'altra costruzione interessante è il Santuario con piscina, 73 pilastri sorreggevano la vasca rituale dove le donne romane andavano ad onorare la dea Venere Verticordia, Colei che apre i cuori. Durante i Veneralia, che si tenevano ogni anno in aprile, le donne portavano in processione la statua della divinità, la immergevano nell'acqua poi la ricoprivano di vesti e la ornavano con fiori e gioielli, a quel punto erano le donne ad immergersi nella piscina.
Un'altra ipotesi sostiene che in realtà la piscina era una specie di granaio e le colonne servivano per far circolare l'aria sotto il pavimento.

Santuario con piscina

I greci amavano discutere e decidere insieme non solo guerre ed alleanze ma anche la costruzione di opere e la nomina delle cariche pubbliche, questi incontri avvenivano nell'Ekklesiasterion, dal greco Ekklesia che vuol dire assemblea, in latino divenne Ecclesia da cui deriva la parola Chiesa. L'edificio di Paestum a forma circolare, con un'acustica perfetta, poteva contenere da 1100 a 1200 persone. Sotto i romani l'edificio perse le sue funzioni e, dopo aver sacrificato 100 buoi alla divinità fu ricoperto di terra.

Ekklesiasterion

A poche centinaia di metri dall'Ekklesiasterion si trova il corrispettivo edificio con funzioni simili costruito dai romani: il Comizio. Paestum è forse l'unica città del Mediterraneo che può vantare due edifici simili, con la stessa funzione ma realizzati il primo dai greci il secondo dai romani. In entrambi gli edifici l'accesso era consentito solo agli uomini che vi si riunivano per eleggere i magistrati.

Comizio

Oltre che passeggiare tra le rovina ed ammirare i templi, straordinario modello di stile dorico che influenzerà artisti ed architetti di tutta Europa nel 1700/1800 è possibile ammirare molti reperti provenienti dalle tombe e esposti nell'importante museo annesso agli scavi mentre molti dei resti ritrovati all'inizio degli scavi furono trasferiti al Museo Archeologico di Napoli.


Nel museo di Paestum si trovano vasi, arredi, suppellettili e affreschi provenienti sia dagli scavi nel sito che dalle numerose tombe presenti nella necropoli.
Incantano le rappresentazioni di eroi

 Andriuolo, tomba 114 (330-320 a.C.) Cavaliere in piedi accanto al cavallo

così come quelle di scena di vita domestica anche femminile,

 Laghetto, Tomba X (350 a.C.) Scena al femminile

gli animali

Vannulo, tomba 4 (350 a.C.) Gallo e festone

 

Arcioni, tomba 1 (375-350 a.C.) Caccia al leone

e gli oggetti rappresentati come gli strumenti musicali.
Affascinante è l'affresco proveniente dalla tomba detta del Tuffatore: un giovane nudo che si tuffa da un a roccia con grazia e leggiadria.

Tempa del Prete (480-470 a.C.) Tomba del tuffatore

Discordi i pareri degli esperti sul significato degli affreschi, quasi certamente la tomba a cassa conteneva il corpo di un giovane il cui scheletro si è polverizzato al momento dell'apertura, il corredo funebre era composto da tre vasi e da una lyra, certamente i dipinti rappresentano un simposio che richiama alla mente scene di vita reali, sui lati lunghi dieci personaggi, sdraiati sui triclini, sono impegnati in giochi o impugnano strumenti musicali o kylix, coppe da vino in ceramica.

La lastra della parete est rappresenta un giovane che attinge vino da un grosso cratere per allontanarsi con una oinochoe, un vaso simile ad una brocca utilizzato per mescere acqua o vino.


Sulla lastra della parete ovest una fanciulla guida un piccolo corteo suonando un aulos, alle sue spalle un giovane nudo che incede danzando, chiude il corteo un uomo barbuto più maturo, forse un maestro che si appoggia ad un bastone.


Sul coperchio della tomba è è rappresentato il tuffatore che ha dato il nome alla tomba.


L'aria che si respira a Paestum è molto particolare, a differenza di Pompei ed Ercolano che, pur nella grande bellezza, trasmettono anche un senso di tristezza al pensiero di quanto avvenuto nel 79 d.C., a Paestum si respira serenità, i grandi spazi aperti, gli alberi che punteggiano la piana, anche gli affreschi delle tombe che riportano in vita istanti di vita familiare, attività sportive, momenti conviviali fanno pensare che sì, è possibile vivere in eterno dopo la morte se si è avuto la fortuna di vivere la vita in un luogo così.

error: Content is protected !!