Il moderno Dante

Leggere Dante alle Superiori è una faccenda seria, nel senso che ti sembra talmente lontano da non trovare punti di incontro. Rileggere la Divina Commedia in età adulta ti pone in una prospettiva completamente diversa e scopri, o riscopri, che l’uomo raccontato dal grande poeta è l’uomo di oggi, uguale in tutto.
Uguale è la capacità di amare, uguale la capacità di commuoversi, uguale la capacità di distruggere.
In questi giorni continuano a risuonarmi in testa i versi 49-51 del XII canto dell’ Inferno:

Oh cieca cupidigia e ira folle,
Che sí ci sproni ne la vita corta,
E ne l’etterna poi sí mal c’immolle!

In sostanza Dante ha ben chiaro che è la cupidigia e la follia iraconda a guidare l’uomo nella sua breve vita per poi condurlo per l’eternità a soffrire nel sangue bollente del settimo cerchio, nel primo girone dove vengono confinati gli omicidi.
A noi verrebbe da dire che, come uomini delle caverne, che con tanto disprezzo chiamiamo primitivi, ancora oggi la sfida è tra chi ha la clava più grossa ed è disposto a menar più forte.

Il monito ci viene ancora dalla Commedia, versi 119-120, canto XXVI:


fatti non foste a viver come bruti,
Ma per seguire virtute e canoscenza

 

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