Arrivederci Roma

A due anni dall’inizio di questo terribile periodo che stiamo ancora, purtroppo, vivendo, la memoria va a quel primo lockdown che ci ha colti talmente di sorpresa da lasciarci sbigottiti e senza fiato.
Per chi non lavorava più e non aveva bambini il tempo libero era tanto e si cercava di riempirlo in qualche modo. Complici la TV e il Web avevi a disposizione foto e video da tutto il mondo e da tutto il mondo si rincorrevano immagini di città deserte, spettrali e bellissime che innescavano un’incontrollabile smania di partire, andare, viaggiare.
Un giorno è successa una cosa strana; questa volta galeotta è stata la radio che ha mandato in onda la voce indimenticabile di Claudio Villa nell’esecuzione di “Arrivederci Roma”.
È stato un lampo, il desiderio di evasione è diventato nostalgia, insopportabile mancanza di qualcosa di così reale, concreto ed intimo da commuovermi.
Ho dovuto rifletterci un po’ per comprendere.
Le foto cristallizzano un momento, un ricordo, la musica riporta in vita emozioni, potenti, irresistibili, incontrollabili e la mente torna a Fontana di Trevi, sai che non hai gettato la monetine nell’acqua, accidenti, sarà quello che non ti farà tornare?
Risali la scalinata di Trinità dei Monti in una giornata di primavera con la gloria delle azalee e il profumo che aleggia nell’aria.
Ti lasci abbracciare dal colonnato del Bernini, ti bei della storia che il Colosseo e i Fori testimoniano ancora dopo duemila anni.
Nello spazio dei tre minuti della canzone sei tornata a Roma, ti sei inebriata delle sue bellezze e sussurri anche tu: “Arrivederci Roma, goodby, au revoir…”

 

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